
Affrontare giornalmente realtà complesse e cercare di risolvere i problemi della famiglia, tutto sommato, per una mente brillante, è quasi un gioco.
Affrontare le categorie interiori del tempo che si deforma o la percezione senza significato della realtà che scorre, è come camminare nel buio delle proprie contraddizioni. Non è più un divertimento.
E cosa si nota? Una mente in allarme e un corpo in rivolta.
Facciamo un passo indietro. Fin da piccoli ci si nutre di cibo, latte, vitamine, ma dove è mancato il ‘calore’ (quella sottile vibrazione di amore, accettazione e vicinanza), la ricerca adulta di un corpo caldo o di un ruolo amorevole, incontra una dualità prorompente: il bisogno di essere con e per gli altri, sempre; e contemporaneamente da soli con se stessi, senza eccezione.
Quando si ama profondamente il proprio compagno o i propri figli, l’attaccamento diventa una necessità. Da una parte nutre, ma dall'altra imprigiona. Si fa di tutto per stare insieme, uniti, e quando il bisogno è compiuto, spesso si litiga e si cerca la solitudine. Quando si è separati, si ha fame di calore e di vicinanza, ma quando si è vicini ci si vorrebbe allontanare e stare soli. Un dilemma.
Le nostre relazioni hanno bisogno di conferme, il corpo ha bisogno di compagnia, la nostra anima ha bisogno di solitudine. Come si risolve questa condizione che rende, a un certo punto della vita, infelici? Non con i sintomi di un corpo che si ribella o con una mente che impazza, bensì con l’accettazione di un ritmo che a volte soddisfa i bisogni relazionali, altre volte quelli dell’anima. A tratti si sta con tutti e a tratti si sta da soli.
Questo è il ritmo. Questo è il mutamento di prospettiva. Nessuno dei due è più importante, bisogna solo accettare l’armonia che viene da una disillusione: tu non sei il centro del mondo, io non sono il centro del mondo, entrambi, tu ed io, siamo la soglia per essere nel mondo.
Affrontare le categorie interiori del tempo che si deforma o la percezione senza significato della realtà che scorre, è come camminare nel buio delle proprie contraddizioni. Non è più un divertimento.
E cosa si nota? Una mente in allarme e un corpo in rivolta.
Facciamo un passo indietro. Fin da piccoli ci si nutre di cibo, latte, vitamine, ma dove è mancato il ‘calore’ (quella sottile vibrazione di amore, accettazione e vicinanza), la ricerca adulta di un corpo caldo o di un ruolo amorevole, incontra una dualità prorompente: il bisogno di essere con e per gli altri, sempre; e contemporaneamente da soli con se stessi, senza eccezione.
Quando si ama profondamente il proprio compagno o i propri figli, l’attaccamento diventa una necessità. Da una parte nutre, ma dall'altra imprigiona. Si fa di tutto per stare insieme, uniti, e quando il bisogno è compiuto, spesso si litiga e si cerca la solitudine. Quando si è separati, si ha fame di calore e di vicinanza, ma quando si è vicini ci si vorrebbe allontanare e stare soli. Un dilemma.
Le nostre relazioni hanno bisogno di conferme, il corpo ha bisogno di compagnia, la nostra anima ha bisogno di solitudine. Come si risolve questa condizione che rende, a un certo punto della vita, infelici? Non con i sintomi di un corpo che si ribella o con una mente che impazza, bensì con l’accettazione di un ritmo che a volte soddisfa i bisogni relazionali, altre volte quelli dell’anima. A tratti si sta con tutti e a tratti si sta da soli.
Questo è il ritmo. Questo è il mutamento di prospettiva. Nessuno dei due è più importante, bisogna solo accettare l’armonia che viene da una disillusione: tu non sei il centro del mondo, io non sono il centro del mondo, entrambi, tu ed io, siamo la soglia per essere nel mondo.